Sandro e Carla Pertini, a Camilla di Enrico Cuccodoro

Sandro e Carla Pertini, a Camilla

di Enrico Cuccodoro

Professore di diritto costituzionale, Università del Salento

Coordinatore nazionale dell’Osservatorio Istituzionale per la libertà e la giustizia sociale “Sandro e Carla Pertini”

Autore del volume “Gli Impertinenti. Il viaggio di Sandro e Carla Pertini, per l’Italia di oggi”, Voilier, 358 pp.

La Costituzione Italiana ha Settanta anni!

In essa si riflette l’ordinamento di un’epoca, ancora “valore” comune nel confronto alla tenuta dell’intero patrimonio democratico del nostro Paese: non un pezzo di carta qualsiasi, ma da animare con passione nel tempo, attraverso il diretto contributo delle generazioni che ne saranno protagoniste.

“La Costituzione non è caduta dal cielo, non è il frutto di una elaborazione di un gruppo di esperti dietro una scrivania. Essa è stata una conquista di tutto il popolo italiano, della sua storia, delle sue forze politiche; è scaturita direttamente dagli ideali e dalla cultura della Resistenza, dalla fede e dalle convinzioni di migliaia di morti antifascisti”, subito avverte con tono determinato il Presidente.

Siamo davanti a connotati di una crisi che distingue il Paese reale dal Paese legale. Un argomento cruciale del ragionamento politico e civile, nel pensiero di Sandro Pertini, dall’azione diretta spesa senza risparmio nella lotta partigiana, ai durissimi anni subiti di prigionia e confino, alla Liberazione nazionale del 25 Aprile 1945 in poi; eletto alla Assemblea Costituente, senatore, deputato, vice Presidente della Camera e assai apprezzato nel carismatico ruolo super partes di Presidente dell’Assemblea di Montecitorio dal 1968 al 1976, fino ad essere il settimo Presidente della Repubblica, con 832 voti su 995 Grandi Elettori, dall’8-9 luglio 1978 al 29 giugno 1985 al Quirinale casa degli Italiani, Capo dello Stato amatissimo, addirittura riconosciuto figura-simbolo del XX secolo.

La vita di Sandro e Carla Pertini fu orientata ai valori essenziali della libertà e democrazia, giustizia sociale e legalità in onestà e fondamentale pulizia morale. Un vigoroso modello al quale guardare oggi, soprattutto per le nuove generazioni, di fronte alle tante distorsioni e tensioni di questa società contemporanea.

L’educazione alla cittadinanza consapevole, l’impegno nella politica, nelle istituzioni, nella sfera sociale e della salvaguardia ambientale costituiscono pilastri ai quali ancorare i comportamenti decisivi dell’esistenza quotidiana. Tali, le coordinate, evidenti nelle numerose storie eroiche di Sandro e di Carla, ormai, accomunate insieme nel fornirci un modo di agire costruttivo e coerente, capace di suscitare rispetto e passione, coraggio, impegno ed emozione per affrontare le sfide del momento e del tempo difficile, nel mondo, per l’Italia, in modo tutto particolare: sfide per il lavoro, per l’ambiente, per una sana, onesta politica al servizio delle necessità sociali ed economiche dei cittadini.

Ebbene, tali questioni tutt’ora aperte nella agenda del Paese impongono di far riecheggiare, ancora, la “voce” monitoria ed esemplare, che ci è abituale. Ciò, soprattutto, per stimolare i più giovani, le nostre ragazze, i nostri ragazzi, nel saper guardare lontano, consapevoli e forti in ragione dell’incitamento ricevuto. Insomma, una eredità generazionale da trasmettere per tanti di noi adolescenti che incontrarono l’umanità, l’entusiasmo e spontaneità di valorose esperienze che, ancora, dobbiamo essere in grado di chiamare a testimonianza efficace per i nuovi cittadini; a tutti loro che non hanno potuto conoscere di persona, se non attraverso immagini spesso rilanciate dai social media, la grandezza e il carisma di Sandro e Carla Pertini nella loro eccezionale normalità e risoluta impertinenza! Ecco, dunque, le finalità del libro da me curato, che è di fatto una “missione civile”, particolarmente rivolta alle nuove generazioni che via via incontro ora da Sud a Nord d’Italia.  

Gagliardo, improvviso e impetuoso, il timbro schietto: “io vado attingendo tanto ma proprio tanto amore. Quanti giovani si vanno stingendo intorno a me. Quanta gente io vado incontrando e mi stringe la mano; mi dimostra la sua stima e il suo affetto. E’ gente nostra, io lo sento, sono Italiani che chiedono soltanto questo: di vivere tranquillamente, avendo un lavoro sicuro e, finalmente, la pace in questo nostro tormentato Paese. Non, chiedono il paradiso in terra! Chiedono che non ci sia più l’inferno nella nostra terra! Una terra di lavoratori che hanno faticato e ancora oggi faticano molto… E’ l’impegno che dobbiamo assumere noi, uomini politici che mi ascoltate, di risolvere questo atto di giustizia, far sì che la nostra gente, qui, possa trovare lavoro, tranquillità e pace, concretamente! Io non voglio che le giovani generazioni debbano conoscere l’amara esperienza, che abbiamo conosciuto noi”.

E, soprattutto.

“Non si può insegnare ad essere uomini di fede, come non si può insegnare ad amare… O credi o non credi, o ami o non ami… Sii sempre, e in ogni circostanza e di fronte a tutti, un uomo libero e pur di esserlo sii pronto a pagare qualsiasi prezzo. Uomini in piedi, non servitori in ginocchio!”

Asciutte espressioni cariche di sentimento, che colpirono il cuore di moltissimi. Una invocazione alta, dignitosa e spontanea, ancora tanto viva e bella: una intensa lezione civile e morale, da strepitoso educatore.

Il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ha ben riconosciuto come il suo caro predecessore, Presidente Pertini, avesse sempre in mente i giovani. “Erano oggetto della sua cura costante; si è servito del suo ruolo, anche per svolgere una funzione educativa, maieutica. E’ sempre stata parte della sua idea nobile della politica. Le istituzioni servono anche a questo: a trasmettere nel tempo i valori, le testimonianze, le conquiste delle generazioni che ci hanno lasciato il mondo in eredità”.

Nel manoscritto che il Presidente della Repubblica ha avuto cortesia di inviarmi, autorevolmente è detto: “Sandro Pertini - con sua moglie - è rimasto nel ricordo e nell’affetto degli Italiani e deve costituire anche in futuro un punto di riferimento per suscitare, con il suo esempio, virtù civili e morali tra i nostri concittadini e soprattutto fra i giovani”.

Al termine della avventura umana, Pertini consegnò nelle mani dei familiari un biglietto autografo sigillato, con l’avvertenza che esso fosse aperto, solo, dopo la morte. Poco tempo dopo, quel giorno del 24 febbraio 1990, infatti, la signora Carla aprì quella carta e lesse i confidenziali pensieri, tracciati con l’abituale inchiostro azzurro, nella rotonda grafia del “suo” Sandro: il più appassionato pensiero con l’ultima intenzione struggente; pagina custodita, ora, nella Tomba di famiglia nel piccolo cimitero fra le colline savonesi, a Stella San Giovanni.

“Carla e Sandro, che si sono tanto amati e insieme hanno lottato per la libertà e la giustizia sociale”.

“Ai vecchi perché ricordino, ai giovani perché sappiano quanto costi riconquistare la libertà perduta”.

“La Repubblica non deve sostanziarsi soltanto di libertà e giustizia, ma anche e soprattutto di onestà e umanità”.

“Giovani, se non volete che la vostra vita scorra monotona, grigia e vuota, fate in modo che essa sia illuminata dalla luce di una nobile idea”.

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