Intervista alla filologa Maria Grazia Ciani di Camilla Aga

Sono felicissima di intervistare la professoressa Maria Grazia Ciani, filologa, traduttrice dal greco e docente di letteratura greca presso l’Università di Padova.

Innanzitutto grazie professoressa per l’entusiasmo con cui ha accolto la mia mail. Mi vengono in mente tantissime domande, non capita spesso che una ragazza di quattordici anni possa intervistare un’intellettuale straordinaria come lei.

  • Lei ha tradotto l’Iliade e l’Odissea, un’impresa impegnativa. Perché ha scelto Omero?

In realtà non sono stata io a scegliere Omero anche se è vero che ho sempre prediletto l’epica. E’ stato il mio editore Cesare De Michelis, della casa editrice Marsilio, che mi ha convinto a tradurre prima l’Iliade e poi l’Odissea. Ho affrontato l’impresa con una certa dose di incoscienza, ma forse è stato bene così altrimenti non avrei avuto il coraggio di intraprendere un lavoro così difficile e così lungo. Sono stata incoraggiata, spinta a impegnarmi, sostenuta nei momenti di sconforto, ma insomma sono arrivata in fondo. E Omero rimane l’autore che preferisco anche perché è quello che ho approfondito di più.

  • Cesarotti volle “dare Omero all’Italia” e lo fece diciamo “da autore”.

“…per far gustare l’originale straniero la traduzione deve essere libera (POESIA), per farlo conoscere con precisione è necessario che la traduzione sia scrupolosamente fedele (PROSA)". Lei ha utilizzato la prosa: perché?

Bella domanda! Esiste una bibliografia sterminata sul problema della traduzione e ancora non si è giunti a una definizione. Provo a dirti quello che penso: né poesia né prosa sono la soluzione ottimale se non si coglie il ritmo della lingua di origine e soprattutto il significato profondo del lessico usato dagli antichi. L’ideale è il poeta che ha l’ “orecchio assoluto” come i musicisti, altrimenti la traduzione diventa una resa verso per verso che in realtà è una specie di prosa spezzata. Io ho scelto la prosa perché non sono poeta e non mi riesce a tradurre rispettando fedelmente la metrica. Perciò ho cercato di dare alla prosa un certo ritmo e ho curato il lessico cercando una terminologia medio-alta che rendesse o per lo meno cercasse di rendere il livello del dettato omerico. Per l’Odissea sono contenta, abbastanza: in fondo è un romanzo. Ma l’Iliade richiede un altro ritmo, un passo guerriero che renda l’atmosfera eroica e insieme il dolore, la pietà, tutti i sentimenti che si mescolano al contesto feroce della guerra. Qui la prosa non è sufficiente, ci vuole il verso che “interpreti” l’esametro, cioè non lo traduca parola per parola, ma lo faccia rivivere nell’altra lingua con i mezzi di un’altra, equivalente poesia.

  • C’è qualche personaggio omerico in cui lei si rispecchia?

No, non direi. Nessuna donna mi corrisponde e devo dire che non le amo molto, né Elena, né Penelope, né Andromaca o Briseide ecc. Ma non mi sono mai soffermata a riflettere sul questo fatto. Comunque no, non mi rispecchio in nessun personaggio dei due poemi.

  • Per Marsilio cura la sezione «Variazioni sul mito» dei grandi classici tascabili. A tal proposito ho letto un suo saggio dal titolo "Achille. Una variazione sul mito". Alla fine si legge: “Achille. Ulisse. Il confronto impossibile”. Cosa intende per variazione sul mito. Cosa ha variato sul mito di Achille. Ed infine tra Ulisse ed Achille chi è l’eroe che le piace di più e quale dei due è ancora attuale?

Variazioni sul mito: si parte da un mito antico, una figura, un fatto e si cerca l’influsso che può aver esercitato sulla cultura europea, nelle varie letterature (soprattutto francese, tedesca, inglese, anche spagnola). E’ una ricerca difficile, bisogna saper scegliere i testi adatti e poi commentarli nell’introduzione del volume, cercando di tener presente l’epoca in cui sono stati scritti, la personalità e i gusti dell’autore ecc. Non è cosa facile, ripeto, ma serve a far capire come l’antichità ha esercitato la sua influenza per secoli, fino ai tempi moderni. La variazione su Achille non è diventata un libro perché non ho trovato testi adatti: Achille ha vita breve ed è un eroe monolitico, tutto d’un pezzo. Non c’è molto da dire su di lui. Mentre Ulisse, grazie anche a Dante, è proprio l’eroe “dai mille volti” e perciò è diventato “ di tutti e di nessuno” ed è attualissimo ancora oggi. Confesso però che io non amo Ulisse. Preferisco Achille.

  • Ho letto che lei ha definito la lingua greca classica “un serpente” (“…..scivola come un serpente. Credere di averla in pugno è spesso un'illusione pericolosa”). Cosa intende dire?

Forse ho esagerato nell’espressione. Volevo dire che nella lingua greca il lessico non è stabile, nel senso che può mutare di significato a seconda dei contesti. I termini vanno ogni volta “contestualizzati”, inseriti nei vari testi e interpretati secondo gli autori, storici, filosofi, poeti. Da questo punto di vista io invito sempre a studiare il vocabolario, non limitarsi a consultarlo. Bisogna rendersi conto di quante sfumature può assumere un termine e cercare di individuarlo, altrimenti si rischiano dei fraintendimenti (specie coi filosofi).

  • Io frequento il IV ginnasio ed, insieme ai miei compagni di classe e a quanti come me hanno scelto di frequentare il liceo classico, mi confronto con le prime traduzioni dal greco. Lei ha scritto: “ …nessuna lingua è, in sé, “traducibile” nel senso più compiuto del termine”. Può spiegare questa sua affermazione?

Nessuna traduzione potrà mai rendere in pieno lo spirito, direi l’anima dell’originale. La traduzione può essere uno splendido prodotto che appartiene però alla lingua di arrivo, è poesia “italiana” che si ispira al greco, ma non corrisponde all’originale, mai. La poetessa inglese Virginia Woolf, che pure si era cimentata a tradurre dal greco, ha finito col dire che il greco è intraducibile, che il greco si può leggere solo in greco. E’ un’esagerazione, certo, inoltre quello che ha detto vale per tutte le lingue, l’originale è sempre meglio, però se non avessimo le traduzioni, ci sarebbe negata la conoscenza di tanti capolavori.

    • I “classici” in genere sono stati fonte di ispirazione della letteratura occidentale. Secondo lei oggi i testi greci esercitano ancora il loro fascino?

    Non lo so, non credo. Ci sono dei ritorni di fiamma, di tanto in tanto si “riscoprono” questi classici, ma i tempi sono molto cambiati, le esigenze sono diverse e rivolte ad altre materie, oggi indispensabili per il lavoro. Posso dire soltanto che senza una base di conoscenza dei classici, gran parte della letteratura occidentale diventa incomprensibile (a partire da Shakespeare, tanto per fare un nome).

  • Di recente ha pubblicato un libro e so che adesso è impegnata a scrivere un articolo e a reperire materiale. La immagino immersa tra tanti fogli, vocabolari, tanti libri ma chissà perché, forse per ciò che ho letto nelle interviste che le sono state fatte, anche con l’aria un po’ distratta ed annoiata. Come è quando scrive? E come è nella sua vita quotidiana?

No, non sono annoiata, il greco mi affascina sempre, non rimpiango la scelta che ho fatto. Scrivo volentieri e mi piace anche parlare. Nella vita quotidiana alterno lo studio ad altre occupazioni, amo la musica di tutti i generi, la palestra per gli esercizi a corpo libero, le passeggiate (mi piace camminare). Leggo romanzi moderni, mi piacciono le novità della Sellerio, della Feltrinelli, di Adelphi ecc. ho infatti una notevole biblioteca moderna. Sono molto curiosa di tutto.

  • Lo studio della lingua greca richiede impegno, tenacia e costanza. Ci può dare qualche suggerimento per affrontarla con serenità e un pizzico di “leggerezza”?

Serenità è la parola giusta. Non bisogna aver paura della lingua greca, non bisogna vederla come un cadavere da sezionare ma come un tesoro da scoprire, ricco delle più geniali intuizioni e delle massime più intelligenti. Serenità e coraggio. Ma dallo studio non si può prescindere, d’altronde nessuna lingua si impara facilmente, l’attacco poi è sempre duro. Giustamente tu dici: impegno, tenacia e costanza. Aggiungi: serenità e coraggio.

  • Può fare un augurio a tutti noi studenti e ai professori?

       Per lo studio o per la vita? Per la vita auguro tutto il bene possibile, a tutti, con tutto il cuore. Quanto allo studio, vi auguro di procedere con impegno ma senza affanno, senza ascoltare le voci che denigrano lo studio del latino e del greco, perché questi sono i mattoni su cui è costruita la civiltà dell’Occidente e se li perdiamo, anche una parte di questa civiltà andrà perduta. Io vi auguro di assorbire il meglio offerto dai greci e dai latini, vi sarà utile anche se prenderete strade molto diverse, anche se diventerete medici, ingegneri, economisti, informatici. Credetemi: vi sarà utile. La cultura classica è una specie di arma segreta che non fallisce mai, in nessun campo. Auguri a voi tutti! Maria Grazia Ciani

Grazie professoressa per il prezioso tempo che mi ha dedicato.

Camilla Aga 01/02/2021

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